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due miracoli 127

colore, quasi color rame, rilucenti davvero di una fiamma infernale. Legata fortemente, non oppose alcuna resistenza, nè parlò durante lo scongiuro; — ma quando si trattò di farle baciare la reliquia santa fece un chiasso proprio del diavolo.

Le donne impallidirono, e si fece un gran silenzio ansioso per la chiesa.

La bambina destava in realtà paura. Gridava e urlava con una voce sonora, maschile, imprecando, sputando la reliquia, parlando in latino e dicendo cose terribili.

Inginocchiata, con la fronte appoggiata allo spigolo dell’altare, una donna piangeva e pregava, agitata da singhiozzi spasmodici.

Zia Batòra guardava più la donna che la bambina, di cui senza dubbio era la madre, — e una specie di fascino, una forte suggestione di pietà soggiogavale l’anima. Le sembrava sentire i lamenti della sventurata.

La gente mormorava di nuovo, e nel susurro forte, febbrile, che allagava la navata della chiesa, destandone l’eco misterioso, zia Batòra avrebbe giurato di udire le parole della donna di Alà, che le diceva:

— Non c’è una madre più sventurata