Pagina:Deledda - L'ospite, Cappelli, 1898.djvu/138

126 due miracoli


A misura che la messa finiva, cresceva l’attenzione fremente, l’agitazione morbosa della folla. Anche gli uomini, i mercanti, i venditori, i monelli, tutti si erano introdotti in chiesa, spingendo, pigiando la gente. Qualche donna svenne, e risuonarono alcune grida, di persone dai piedi pestati e vesti gualcite.

In alto, dietro la balaustrata dell’altare, un gruppo di carabinieri metteva una strana nota nel quadro.

Nel pigia pigia, zia Batòra, che soffocava sotto la sua lunga cuffia nera, venne sospinta sino ai piedi della panca ove stava Sadurra.

Ora tremava tanto che a momenti era visibile il suo turbamento, acuminato dalla commozione che l’aspettazione del miracolo metteva anche nel suo spirito tormentato.

Alla fine un lungo sussurro percorse la folta. La ragazza era stata introdotta, e zia Batòra, dagli occhi acutissimi la vide per la prima.

Era una piccina vestita in costume, un costume tutto di panno scuro, magra bianchissima, e con gli occhi di un bizzarro