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due miracoli 125

geva sua figlia, la sua nemica, il suo disonore...

Ma il suo volto restava impassibile. Solo un tremito leggerissimo le agitava le labbra che pregavano.

All’Elevazione la folla, mal come potè, gli uni sugli altri, si inginocchiò.

— Gesù, Gesù, — seguitò zia Batòra, nascondendo il volto tra le mani, — Gesù, Nostra Signora mia, abbiate pietà di me, abbiatene, abbiatene.

Essa sentiva gli occhi di Sadurra fissi sopra la sua persona e ne provava uno spasimo indicibile. Avrebbe voluto baciare il nipotino, avrebbe voluto battergli la testa al muro e sfracellarlo. Senza fallo Sadurra glielo mostrava così sfacciatamente per farla morire di rancore, rinnovandole il ricordo dei tormenti passati. Ancora, ancora la riafferrava l’odio, la rabbia, l’umiliazione. Le pareva che le donne Bittesi ed anche le straniere la guardassero, guardando poi Sadurra e deridendola, esultando della sua umiliazione.

Dio, Dio santissimo, che terribile messa era quella per zia Batòra, Dio!