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96 | don eveno |
saltare il sottile corsetto di velluto verdissimo, e il fazzoletto di lana gialla incorniciava assai bene la sua faccia delicata, di bruna pallida.
— Togliti almeno quel fazzolettaccio, — disse don Evéno.
Mikela se lo tolse, sorridendo. Don Evéno, che in apparenza pareva non accorgersi di certi particolari donneschi, notò che Mikela aveva i capelli arricciati, le orecchie piccine e la nuca bianchissima.
— Fammi il piacere di avvezzarti a star così — disse. — Stai meglio, e ti conserverai più sani i capelli.
— Ma ho freddo, — rispose lei, portandosi le mani alle orecchie, già coperte da un nuvolo di ricciolini.
— Sfidalo, o non sei capace di vincerlo?
Altro che il freddo si deve combattere, per star bene, cara mia...
Avrebbe voluto aggiungere, nella vita, ma non lo fece.
Questo fu, dopo sei mesi, il primo colloquio intimo fra zio e nipote.
Mikela rimase a testa nuda. Attraversando qualche volta le stanze, don Evéno la vedeva seduta sotto le grandi finestre chiuse, donde calava la tiepida luminosità dei primi giorni di marzo. Mikela lavorava, col