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era scarmigliato, nero e sporco come un vero zingaro, con la camicia aperta sul petto villoso. Mentre batteva il ferro e apriva e chiudeva il portone guardandolo attentamente da una parte e dall’altra, alcuni ragazzi della strada si offersero a tenergli la borsa di pelle con gli strumenti; egli lasciava fare, senza inquietarsi, con un chiodo in bocca.

— Questo è dunque quel diavolo chiamato grimaldello, — disse un ragazzo, traendo dalla borsa un ferro sottile con la punta a uncino. — Amici vecchi siete, con questo, zio Michele, oh! Raccontateci di quando andavate ad aprire per ridere le porte delle chiese, e la gente diceva che erano gli spiriti, oh!

Egli sorrise, stringendo il chiodo fra i denti; ma un altro ragazzo osservò:

— Per ridere! Per ridere! Forse era sul serio che le apriva!

Allora egli sputò il chiodo; e Annarosa fuggì per non sentirlo a giustificarsi e a raccontare le sue avventure.

Finito il lavoro, il fabbro entrò per ricevere la mercede: la nonna lo invitò a sedere, perchè faceva così con tutti, anche per curiosità di sentire le notizie del vicinato, e gli scalò qualche cosa sul prezzo del lavoro eseguito.