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già detto che aveva messo le chiavi sul davanzale. Prima però.... — esitò un attimo, poi continuò più rapida: — prima le aveva portate sul letto, come se la madre ci fosse ancora: così è; le mise sotto il guanciale, poi le riprese e mi disse: Nina, ecco come si finisce, si va via senza le chiavi. Non parlò più. Sì, anche le sue vecchie zie mi dissero; bisogna che adesso prenda moglie.

Agostino apriva lentamente il suo pugno, stendendo una ad una le dita sulla tavola. Contava fra sè, facendo di nuovo il calcolo della rendita dei Mura. Ce n’era per tutte le dita delle due mani. Case, orti, oliveti, una vigna in pianura, un’altra nella valle; seminerio e sughereto; infine una tanca, famosa per una sorgente perenne d’acqua purissima. La chiamavano la tanca de sa turre perchè fra le roccie d’una sua altura sorgeva un avanzo di torre che i proprietari avevano adattato ad abitazione dei pastori. E in questo rifugio era morto il nonno di Stefano, vigilato dai servi e dal figlio, perchè negli ultimi anni della sua vita si era rimbambito e commetteva stranezze.

Là si poteva far ritirare anche zio Juanniccu, quando la tanca fosse di Annarosa; c’era di tutto, nella torre, sedie, letti, ta-