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matrigna. Egli le andava accosto accosto e il suo cappotto di orbace, rigido e aspro, pareva proteggere lo scialle molle e stanco della donna.
Quando fu in mezzo alla stanza, ella guardò di qua e di là, con gli occhi vaghi, come non riconoscesse i luoghi dai quali le pareva di mancare da tanti anni. Lentamente si tolse lo scialle, lo piegò con cura, lisciandolo per fargli andar via le rughe di quelle lunghe giornate di strapazzo; infine andò a sedersi accanto alla suocera, e dalle domande di questa e dagli sguardi dei figliastri capì che tutti aspettavano da lei il racconto degli avvenimenti. Ma lei aveva una grande confusione in mente, si sentiva stanca come dopo un viaggio, e il calore del fuoco le dava un invincibile sopore.
— Scommetto che tu non hai toccato cibo in tutta la giornata, Nina mia. Ebbene?
— Ebbene....
Cercò di raccogliere le sue idee; si strinse due volte la fronte tra le dita, trovò il filo dei suoi ricordi.
— Ebbene, se ne andata. Tutto è riuscito bene. L’abbiamo lavata con aceto odoroso e pettinata, io e la serva Lukia: era ancora bianca e con tanti capelli come