Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 67 — |
mia, è quella che fa tutto; va di qua e di là, leggera come una farfalla, e rimette tutto in ordine, lei. Ci sono le parenti della morta, sedute per terra, in cucina, e mi pare che guardino con gelosia la mia padrona. Specialmente le due vecchie cugine di zia Paschedda, le due sorelle Carta, non fanno altro che osservare, pure asciugandosi le lagrime. Un momentino che il dottor Stefano si è alzato dal suo angolo, una delle sorelle Carta si è alzata anche lei e lo ha ricondotto al suo posto come un ragazzino in castigo. Lo so io il perchè. Perchè nella camera c’è la cassa, e nella cassa i denari della morta. Dicevano, nella strada, che lei forse ha accumulato, dentro la cassa, trentamila lire o forse scudi. Lì dentro si possono attingere denari come acqua dal pozzo. Mi ci vorrei io, a frugare: mi farei subito due palazzi, tutti per me. Bella cosa, il denaro, cuor mio. Forse troverei anche un marito di buona famiglia. Ma se fossi ricca, no, non mi sposerei. Rifiuterei anche i giovani di buona famiglia!
Intanto s’era inginocchiata davanti alla vecchia padrona per farle vedere la carne e la pasta per la colazione funebre.
La carne era bella, rossa e bianca di grasso, fresca come appena tagliata dal