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«Io sono povero, ma sempre meno di te; la mia casa è più bella della tua, la mia vigna è più bella della tua.
« Vieni con me. Ti aspetterò alla tua porta, tutte le notti; ma bisogna che tu trovi la forza di uscire sulla tua porta. Ti aspetto.»
Ella prese il suo scialletto e se lo gettò sul capo; coi lembi si asciugò le lagrime, poi subito si nascose il viso atterrito.
Il desiderio di scendere alla porta la vinceva.
— Vattene, vattene. — disse a voce alta
Ma col pensiero scendeva le scale apriva. Il vento penetrava nell’atrio, riempiva col suo ànsito tutta la casa. E Gioele era lì, sulla soglia, col suo mantello, lembi del quale s’aprivano come due ali e la portavano via.
In fondo ella ricordava bene ch’egli era zoppo e che la realtà sarebbe stata diversa dal sogno.
Dove l’avrebbe condotta? No, la sua casa non era bella altro che in sogno e vigna egli non ne possedeva. A meno che non accennasse all’oliveto di zio Saba.
Eppure, continuava a seguirlo col pensiero, piangendo entro il suo scialletto.
Scendevano il viottolo che porta alla valle: la luna rischiarava il paesaggio so-