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Stefene, vuol bene alla madre! Anche lui sta lì, appoggiato al cassettone, col viso fra le mani, e non cessa di guardarla; e che uomo buono è, senza superbia! Va lui ad aprire la porta, se picchiano, e la mattina, dice Lukia, la serva, va lui ad attingere l’acqua dal pozzo per lavarsi. Eppure potrebbe avere, non una ma dieci serve e farsi legare anche le scarpe!

Poi Nina parve stancarsi del suo andirivieni: tornava a casa pallida, sbattuta, non parlava più. La nonna la guardava scuotendo lievemente la testa come per dirle: — Nina, ti affatichi, lo so, ma è necessario, per il bene della famiglia, — e Annarosa aspettava con ansia muta la notizia che la malata migliorasse.

Verso la fine della seconda settimana, la matrigna infatti tornò un giorno col viso più sereno; si tolse lo scialle, lo sbattè, lo ripiegò come non dovesse rimetterlo presto. La malata migliorava.

Annarosa fuggì dalla stanza perchè la nonna non si accorgesse della sua gioia; uscì nell’orto, scese di corsa il vialetto che dalla porticina del cortile serpeggiava giù di scaglione in scaglione fino al muro sopra lo stradale.

L’orto era grande, con gli scaglioni sostenuti da muri rivestiti di gramigne. Visto