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con un germoglio di fiamma azzurrognola in cima; e aveva la forma di un cuore, palpitante nel silenzio della casa.
— Devo domandarti una cosa, Juanniccu: ma rispondimi franco. Fra Annarosa e Gioele Sanna cosa c’è stato?
— Cosa c’è stato? — egli ripetè, interrogando se stesso. — Niente: hanno fatto all’amore.
— E dici niente, idiota? — ella esclamò sbalordita e sdegnata; poi riabbassò la voce. — Per te tutto è niente, perchè sei avvezzo a sragionare. Ma adesso capisco tutto: la ragazza piangeva, oggi. Io non l’avevo mai veduta piangere.
— Le donne piangono di nascosto.
— Annarosa è una ragazza seria. Rideva un giorno quando si parlava di quel ragazzo.
— Annarosa è una ragazza che vede le cose giuste; e ride quando c’è da ridere e piange quando c’è da piangere.
— Non sragionare, ti ripeto! Io non posso credere che Annarosa abbia dato retta al figlio del fabbro. Oggi stesso mi parlava di decoro, lei; è una ragazza che non si abbassa a male azioni. Però, — aggiunse inquieta, — oggi piangeva. Tu dunque credi davvero che i due ragazzi abbiano avuto relazione?