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a Gavino che non bisogna burlarsi delle cose serie e delle persone semplici; ma volgendosi un poco vide Annarosa seduta accanto alla tavola, preoccupata, col viso sulla mano, e non seppe dire che queste parole:

— Andatevene a letto: sto qui io.

Gavino si ostinava a parlare di cose paurose.

— Mikedda, racconta chi altri, dei morti, è andato a visitare i parenti: chi sa se mio padre è venuto; io ero piccolo, non ricordo; voi ricordate niente, zio Juanniccu?

Zio Juanniccu s’inteneriva, ogni volta che il ragazzo, povero piccolo orfano, si rivolgeva per qualche cosa a lui: cercò di ricordarsi; per fargli piacere pensò di dirgli che sì, il padre era tornato a visitare i parenti; ma vedeva Annarosa, immobile accanto alla tavola, con gli occhi pieni d’ombra, e ripetè soltanto:

— Andatevene a letto: è ora.

Fu lei la prima a dargli retta: s’alzò e toccò la spalla a Gavino, invitandolo a seguirla; il ragazzo continuava a battere il piede sulla pietra del focolare, finchè lo battè così forte che si fece male e cominciò a lamentarsi dicendo che s’era rotto un dito.