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viso, sembrava anche lei spaventata all’idea di passare la notte fuori di casa; ascoltava però, con gli occhi un po’ aperti e il viso proteso, come se una voce lontana la chiamasse.

— E datemi un po’ di caffè, prima! Là non c’è neppure acqua. Hanno perduto tutti la testa come piccole creature.

— Era lei che guidava ogni filo. Tutta la casa, — raccontò, — è in ordine che fa meraviglia: tutto contato, nell’armadio e nei cassetti, tutto messo in fila: e come comandava lei, e aveva tutte le chiavi, gli uomini non riescono a trovare uno spillo. Li teneva (anche lei! — pensò, ma non lo disse) — come bambini. Stefene, grande e grosso com’è, cammina in punta di piedi, e non sa dire due parole assieme, avvocato come è. Zio Predu sta lì, accanto al fuoco, con le mani sul pomo del bastone, e le lagrime gli cadono fino alla cenere. Lei muore e tiene ancora le chiavi sotto il guanciale. No, Annarosa, non mi dare i biscotti; davvero non posso mangiare, ho un nodo alla gola.

La nonna le diede alcune avvertenze.

— Tu non ti coricherai; sta su, accanto al suo letto, a vegliare. Se si aggrava manda subito a chiamare il prete e accendi i ceri. Deve averne una bella prov-