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queste vacanze scorse quando ancora veniva a visitarci lo ascoltavo parlare con gusto; ragazzo di talento è, e svelto nel parlare. Certo che anche lui avrà il suo posto; ma che posto vuoi che sia? Avrà un impiego, o farà anche il dottore; ma tempo ce ne vuole, e quando uno è così, come lui, di famiglia così, senza beni di fortuna e anche non perfetto di corpo, credi tu che la gente lo consideri e gli affidi buoni impieghi e alti onori? Povertà e cattiva stirpe son cose tristi, Annarò! E tu hai parlato bene, poco fa; ognuno al suo posto, ognuno col suo decoro. Tu sei ragazza ancora e non sai le cose della vita: ebbene, io ti dico che è meglio morire che vivere nell’indegnità e nel bisogno.

— Senti, — riprese vedendo Annarosa disposta finalmente ad ascoltarla; — tu mi puoi dire; e marito vostro non era povero? E noi non siamo poveri? Anzitutto non è vero; poveri non lo siamo perchè da vivere, in casa, ce n’è abbastanza, E mio marito non era povero; poco aveva, ma quel poco ci bastava. E non volevamo diventar ricchi perchè, a dir la verità, in quei tempi, pochi ci pensavano; tutto era facile, si viveva con poco; posso dire, quasi, che noi eravamo