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Diede un rapido sguardo ad Annarosa che s’era alzata e s’appoggiava al letto con l’aria stordita di chi si sveglia da un sonno pesante, poi si chinò sulla nonna e le posò la mano sulla fronte.
— Ebbene, come va? Che c’è stato?
Ci siamo inquietati per niente; ma adesso bisogna calmarsi.
La nonna scuoteva la testa, per liberarsi dalla mano di lui; ma egli insisteva, facendole dei cenni d’intesa col capo, e la fissava negli occhi con uno sguardo profondo come volesse suggestionarla e imporle di credere nuovamente in lui.
E a poco a poco ella si calmò: volse un po’ il viso sul guanciale, chiuse gli occhi, non si agitò più.
— Il medico verrà a momenti; sono passato io stesso per chiamarlo, — disse Stefano, sedendosi accanto al letto. E prese la mano di Annarosa, che rabbrividì tutta.
In attesa del dottore e di notizie di laggiù stettero intorno al letto della nonna, parlando sottovoce. La matrigna aveva portato il lume in un angolo, dietro un vaso la cui ombra copriva tutta la camera; ma la luna alta batteva sui vetri e il suo chiarore irradiava l’ombra.
Nei momenti di silenzio si sentiva un