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nonna: siete ancora il tronco, voi, e noi ancora tutti intorno a voi, nonna, come in quella notte di tempesta, tutti dritti, però, dritti a guardarci in faccia e pronti a sostenere con le braccia il tetto della casa perchè non cada.
— Nonna, parlate, — disse infine, baciandole di nuovo la mano, — ditemi che mi avete perdonato.
Ma la nonna continuava a tacere, sebbene il suo viso si ricomponesse alquanto e gli occhi placati si chiudessero.
— E se Stefano non volesse tornare?
— pensò Annarosa.
— E andata lei, la mamma; — disse sottovoce, come parlando a sè stessa — è andata lei, a chiamarlo. A quest’ora è già arrivata. E davanti al portone di zio Predu. La vedo. Il portone è chiuso; una frangia d’ombra tremola sul muro del cortile, sotto il fico nero spruzzato di luna. La serva apre, adesso, ecco, ma la mamma non vuole entrare.... La soglia le sembra una montagna.... una cima aspra da guadagnare. Ma Stefano ha già sentito battere al portone e ha indovinato. Ecco, lo vedo uscire; la mamma gli dice solo poche parole: gli dice: Annarosa desidera vederti. Ed egli non ascolta neppure che già si è avviato. La sola presenza di lei