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al podere, e tornare alla sera, tra il vento, col cappotto del babbo, con le bisacce delle olive. A volte, nella penombra della strada, s’io aprivo il portone per aspettarvi, mi pareva fosse proprio il babbo a tornare. Come si sogna a quindici anni! E come si soffre, di speranza, di umiliazione! Avevamo dei debiti: con la morte del babbo ne vennero su degli altri, che ignoravamo, come mali nascosti. E voi, con lo scialle chiuso sul viso, ad andare a cercare denari: sempre verso sera. E io lo sapevo, e vi aspettavo: che tappe terribili, su quel portone. Ah, nonna, tutto, fuorchè l’umiliazione, avete ragione voi: tutto, fuorchè l’umiliazione. Io sarò ricca e se una sera qualche vecchia o qualche signora decaduta verrà a chiedermi un prestito non lo negherò, certo. A voi, spesso, negavano i denari, nonna! Io odio ancora tutti quelli che vi hanno negato soccorso.
— Ma poi giunsero tempi migliori. I debiti pagati. Agostino diventato grande. Ecco, però, voi siete caduta, un giorno, quando finalmente potevate scendere al podere solo per divago, o uscire alla sera per andare alla novena, non per chiedere denari in prestito. Caduta! Come il ramo dell’albero. Ma no, non siete caduta,