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trasportino in cima alla montagna, fermi lì a riposarsi un momento prima di riprendere la strada; un momento che dura da secoli. Mi ascoltate, nonna?

La nonna aveva un po’ aperto gli occhi e la guardava come in sogno. Ed era tutta la notte di maggio, bianca e luminosa di luna, e di dolore e d’amore, che raggiava nel pallido viso proteso su di lei.

— Ricordate, nonna? Gli uccelli saltellavano sul musco della Tomba del gigante, e noi li imitavamo. Ed ecco, dunque, chi si vede arrivare, allo svolto del sentiero, ferma in sella come una torre sul Monte? Che gridi, nonna, io, Agostino e Gavino in braccio del servo Taneddu. E dietro di voi veniva il babbo nostro, smilzo e lungo sul suo cavallo nero come un cavaliere errante. Ma era incontro a voi che correvamo, nonna; e il servo vi porgeva il bambino che voi mettevate sull’arcioni, mentre io da una parte e Agostino dall’altra ci aggrappavamo all’orlo della bisaccia per vedere cosa c’era dentro. E al ritorno vi accompagnavamo fin laggiù, e il vostro sparire era come il tramonto del sole. L’ultima volta è stato nove anni fa; ricordo sempre quel tramonto rosso, nel bosco che pareva di co-