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Agostino, e mi pare d’essere ancora bambina, quando nei giorni caldi di estate mi mandavate coi fratellini a passare qualche tempo lassù al Monte. E voi restavate a badare alla casa, ma noi lassù si stava buoni solo a veder di lontano il paese e la nostra casa dalla quale ci pareva che a voi bastasse di sollevare gli occhi per sorvegliarci. E venivate a trovarci, per un giorno solo; ma che giorno era quello! Protesa su una roccia sopra il sentiero sentivo da lontano il passo della vostra cavalla bianca, madre del cavallo di Agostino; e se chiudevo gli occhi vi vedevo salire attraverso il bosco, seduta a cavalcioni sulla sella di velluto, fra due bisacce colme di cose buone. Oh, nonna, come vi ringrazio di quei giorni di gioia che non torneranno mai più. Neppure il giorno delle mie nozze sarà un giorno di simile gioia. Ricordate, nonna? Si veniva incontro a voi fino alla Tomba del gigante, quella roccia obliqua che pare davvero una tomba gigantesca; la vedo ancora: ha la forma di una lunga cassa di pietra, con gli angoli smussati dalla lima del vento. È coperta di un drappo di musco: i tralci d’edera fanno da corone. E posa su altre piccole roccie che sembrano omeri di giganti che la