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silenziose intorno al camino. Un’ondata di vita, un odore di frescura e d’inchiostro entrò nella stanza col piccolo Gavino. Per evitare il sermone della nonna egli le si precipitò addosso, sfregandole sul viso la guancia di mela matura, poi lasciò cadere i libri in grembo ad Annarosa e prese la canna.
— Ho tardato perchè guardavo il corteo di un battesimo. Ma un battesimo curioso, nonna; sentite: precedeva la donna col bambino coperto da un manto rosso che strascicava per terra: poi venivano la madrina e il padrino: la madrina vestita di rosso, il padrino col mantello. Il vento glielo gonfiava così, come un pallone. Poi veniva il padre della creatura alto e grasso, col cappotto di velluto e un’aria di padrone del mondo. Poi veniva un vecchio con una lunga barba, e un altro vecchio con un’altra lunga barba; poi un zoppo, poi molte donne con ragazzini per mano. Anche il padrino zoppicava un poco, ma poco però: era Gioele Sanna!
Annarosa balzò in piedi stringendosi al petto i libri per comprimere il palpito improvviso del suo cuore, sebbene dal suo angolo Mikedda gridasse per smentire Gavino.