Pagina:Deledda - L'incendio nell'oliveto,1821.djvu/285


— 277 —


In breve tutta la strada fu in subbuglio.

Mikedda però aveva già chiuso il portone, avvicinandosi ad Annarosa che pareva inchiodata lì accanto al muro.

— Ha capito? — le disse abbassando la voce. — La casetta è bruciata, e il fuoco è partito di lì. Gli olivi vecchi del lascito a Santa Croce sono stati i primi a bruciare, e il fuoco va su e giù come quello dell’inferno. Ma non è questo il più.... E che il padrone Juanniccu è tutto ustionato.... tutto.... tutto.... è come un tronco bruciato anche lui.

Annarosa si cacciò il pugno in bocca per non urlare: le pupille ingrandite pareva volessero sgusciarle dagli occhi, luminose alla luna come due perle nere. Poi d’un tratto tutto il suo viso si contrasse: s’appoggiò più forte al muro perchè le pareva di dover cadere.

— È morto? — domandò.

— No, ma è in pericolo. Prima di arrivar qui, io sono passata dal dottore, che è corso giù subito per medicarlo. La questione è che il padrone Juanniccu era chiuso là dentro. Ha capito? Era chiuso là dentro, — ripetè, toccandole il braccio; e ad Annarosa parve di sentirle addosso l’odore degli olivi bruciati e del corpo abbrustolito dello zio.