Pagina:Deledda - L'incendio nell'oliveto,1821.djvu/281


— 273 —

le davano ancora un’impressione di morte. E sentiva bene che era corsa nell’orto per consigliarsi meglio con sè stessa e con le cose intorno.

E tutte le cose intorno lucevano nel crepuscolo; anche le ombre avevano un riflesso d’argento, e il cielo già di un glauco scuro, ad ovest vibrava ancora di bagliori dorati: gli occhi del giorno s’aprivano ancora nel sogno della sera.

Un’aureola d’argento circondava la casa nera: una stella brillava tra il fumo azzurrognolo del comignolo e pareva una scintilla uscita dal camino.

— È l’anima della nonna che se ne va. Ella non si potrà mai più sedere accanto al fuoco, non potrà più prendere la sua canna, — pensò Annarosa, e risalì singhiozzando come se la nonna fosse già morta.

Vide la matrigna ferma fra il letto e la parete, così immobile che sembrava un’ombra sul muro, con la testa avvolta dal fazzoletto che usava mettersi per uscire: l’espressione del suo viso s’era fatta ancor più dura e severa: rassomigliava stranamente alla nonna, della quale pareva avesse già preso il posto.

— Ella aspetta che le dica di andar a richiamare Stefano, — pensò Annarosa.

Deledda, L’incendio nell’oliveto. 18