Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 255 — |
XII.
E quando ci fu chiusa dentro, Mikedda andò a sedersi sulla pietra accanto alla porta, dove usava passare le sue ore la prima moglie del contadino: là anche lei avrebbe passato le sue ore a rattoppare le vesti dello sposo, ad allattare e fasciare i bambini se il Signore gliene mandava.
All’ombra della casetta, stretto fra i muri ciechi delle case e dei cortili attigui, il cortiletto, che conservava l’odore dei buoi e dello strame, pareva un fondo di cisterna, con lunghe erbe che pendevano dai muri, dove neppure il vento arrivava; ma a lei sembrava più vasto di una tanca.
Era suo: lei lo aveva scopato quella mattina stessa e ne conosceva già ogni pietra del selciato: e la casetta, che le si appoggiava silenziosa sulle spalle, era per lei più bella della casa de’ suoi padroni. Ci