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XI.


Agostino tornò presto, la mattina dopo. Il chiarore arancione del sole che sorgeva sui monti penetrava, attraverso le finestre sull’orto, fino alla stanza da pranzo; ma pareva una luce triste di ceri che illuminasse un cadavere, tanto la nonna era disfatta e pallida, con gli occhi cavernosi. Rivolta un poco a guardare nel cortile, con la speranza che anche Juanniccu rientrasse, vedeva Agostino legare il cavallo all’anello del portichetto, senza togliergli la sella, e la bestia che allungava la sua faccia biancastra come a guardare dentro la casa, scuotendo la coda battuta dai riflesso del sole.

S’indovinava l’intenzione di Agostino, di ripartire subito; ed ella lo guardava con occhi ostili, come un nemico. Tutti oramai le erano nemici; la nuora, la ni-