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di zio Predu. Tutto si sconta, anche i delitti contro noi stessi.

Che fare, adesso? Dove fuggire?

Ormai Gioele era un fantasma: la realtà era Stefano, ma una realtà fatta delle cose più tristi della vita; il sospetto dell’inganno, la gelosia, la vergogna.

— Non voglio, non voglio! — gemette; e cominciò a scostare l’asse che copriva il pozzo. Il luccichio nero dell’acqua in fondo le parve il riflesso dei suoi occhi disperati.

Ma subito sentì alle sue spalle come un rapido sbattere d’ali, e due mani convulse afferrarla.

— Annarosa, — chiamò la matrigna; e le si abbandonò sulle spalle, come per fermarla meglio col peso del suo corpo; — dimmelo tu che cosa devo fare perchè tutto cessi. Dimmelo, dunque, dimmelo tu!

Annarosa cominciò a tremarle tutta fra le mani, come un uccellino spaurito; ma che cosa doveva dire?

— Vuoi che vada via di casa? Andrò lontano, che tu non senta più neppure il mio nome. Abbandonerò mio figlio. Tutto; ma che la pace torni in casa nostra.

— Annarosa, — riprese Nina dopo un momento di silenzio, parlandole all’orec-

Deledda, L’incendio nell’oliveto. 16