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Annarosa tentò di calmarla nuovamente.
— Ma state quieta, nonna! Che volete sia accaduto? E come dice la mamma; vedrete.
— Non è questo soltanto, anima mia; laggiù sono due uomini e si aggiusteranno fra loro, anche se vogliono farsi del male. Ma la radice del male è qui, in casa. Nina, nuora mia, sai che tua figlia ha rotto il matrimonio?
La nuora non rispose subito; pareva sapesse già anche lei, e non si sorprendesse e non disapprovasse. Annarosa si sentì offesa da questo silenzio, attanagliata da un morso di gelosia.
Pensò che Stefano, nell’andarsene, avesse scambiato qualche parola con la matrigna, per avvertirla dell’accaduto. Poi sentì un’angoscia atroce del suo sospetto; si piegò come punta da un dolore fisico acuto. Che male era il suo, oramai! Subito però si alzò, come lo stelo dell’erba al vento, più ferma nella sua decisione di guarire del suo male sradicandolo.
D’altronde la matrigna parlava calma, d’una calma accorata.
— Perchè hai fatto questo, Annarosa?
— Perchè dovevo farlo.
— Così, senz’avvertire?
— Se avvertivo era lo stesso.