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— Zio Saba, li avete veduti i miei padroni? — gli urlò Mikedda all’orecchio.
— Come li avete veduti?
— Perchè gridi così? Sei sorda? Li ho veduti, sì, più che non veda voi in questo buio. Lavoravano, tagliavano i rami secchi degli olivi. Sì, donna Agostina. Oh, adesso vedo anche vossignoria, Dio la guardi; ebbene, come sta? Che fa, lì seduta? Se sto su io, con un piede e due bastoni, tanto più deve stare su lei, con due piedi e un bastone. Ebbene, dunque, torna la guerra: se Dio mi aiuta ci torno anch’io, coi miei settantott’anni nella bisaccia. Una gamba l’ho perduta in Crimea; l’altra la voglio perdere sulle Alpi. Salute!
La sua voce ancora forte risuonava nella stanza, fra il silenzio angoscioso delle donne. Al chiarore del lume che Mikedda aveva acceso, la sua figura deforme con la gamba ferrata come una zampa di cavallo, la barba di fumo intorno al viso aquilino tutto raggrinzito come un’oliva secca, gettava sulla parete un’ombra fantastica più animalesca che umana.
— Tu li hai veduti, — ripetè per la terza volta la nonna, come non avesse sentito la risposta.
Egli sollevò il bicchiere: