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soffocato, fitto di gemiti repressi: gemiti che la nonna si sentì penetrare nelle viscere e che parvero calmarla più che ogni altra spiegazione di Annarosa.

— Taci, — mormorò infatti, come se già fra loro esistesse un’intesa segreta; — non farti sentire qui. Aggiusterò tutto io.

Annarosa pianse più forte, affondandole il viso sul grembo e scuotendo la testa per accennare di no, di no. No, la nonna non poteva capire, non poteva aggiustare nulla: eppure le pareva di aver salvato qualche cosa poichè la nonna non la respingeva, anzi le prometteva la sua protezione; e credette di sentire la voce stessa del suo cuore nella voce ancora grossa che le diceva:

— Stefano tornerà. E tu, anima mia, se tu piangi è perchè gli vuoi bene. Lo hai respinto per superbia e per gelosia; ma s’egli ti fa piangere non lo dimenticherai più. Alzati, adesso.

Ella si sollevò e vide la matrigna che parlava nel cortile con una strana figura di vecchio che aveva una gamba sola e l’altra sostituita da un bastone ferrato intorno al quale ondulava il gambale di una larga braca di tela mentre l’altro gambale era ripiegato entro la ghetta di orbace: inoltre teneva un sacco di erba sulle