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brillò qualche vetro: poi si sentì qualche suono di campana; e parve davvero di approdare ad una riva solitaria.

Stefano si sollevò, calmato dalla sua ira, ma col viso solcato come da una profonda sofferenza fisica.

— Vado, — disse guardando su verso la casa già scura sul cielo lucido. — Devo parlare io con la tua nonna?

Annarosa s’era voltata anche lei, ma stava appoggiata al muro senza intenzione di muoversi: e guardava Stefano con gli occhi tristi, severi, che rassomigliavano a quelli della nonna.

— Parlerò io con la nonna.

— Che cosa le dirai?

— La verità.

Aspettò ch’egli protestasse ancora, che egli la riprendesse fra le sue mani forti, fosse pure per spezzarla, come una cosa sua.

Egli invece si scostò d’un passo con la testa china.

— Vado, — disse: la sua voce era calma, monotona, come durante la sua prima visita. — Ti domando perdono del male che ti ho fatto. E se hai bisogno di me, quando ti sarai calmata e avrai pensato meglio, ebbene, ricordati che non sono stato io a voler tutto questo. Se hai