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stino entrasse anche da lei e le parlasse: di che cosa non sapeva precisamente, e non cercava di saperlo: ma il passo andò giù, e lei tornò a chinare il viso che aveva sollevato per ascoltare.

Si tolse dal collo la catenina d’oro e strinse nel pugno il piccolo orologio, dono di Stefano; ma non le riusciva di schiacciarlo, anzi lo sentiva palpitare più che mai vivo dentro il suo pugno. Qualche cosa s’era spezzata in lei; ma la vita continuava egualmente la sua corsa.

Allora buttò l’orologio per terra, spingendolo col piede sotto il lettuccio perchè la serva che veniva su per coricarsi non lo vedesse.

Benchè stanca ed assonnata Mikedda le si avvicinò con curiosità pietosa e parve aspettare un ordine, poi ad un cenno impaziente di lei si ritrasse in punta di piedi e chiuse l’uscio ancora prima di spogliarsi.

Tutti i rumori della casa cessarono; i lumi si spensero: tutto era tornato a posto, e anche Annarosa cercò di riordinare le sue idee, di metterle a posto, in fila di combattimento contro il suo dolore.

Aveva l’impressione fisica di essere ancora seduta fra Stefano e zio Predu; e