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han tempo anche di osservare i pensieri altrui.

Il padre tacque. Pensava. Poi d’un tratto disse, parlando come fra sè:

— Pare una cosa da niente ed è una matassa imbrogliata da districare.

E volse il viso, così vicino che Stefano sentì l’odore della barba ancora grassa e umida di vino; poi parlò sottovoce, ma ogni sua parola dava a Stefano come un colpo di bastone sulle spalle:

— Non c’è che un rimedio; parlare chiaro alla ragazza e rompere il matrimonio.

Stefano s’era drizzato sulla schiena. Vedeva Annarosa come fosse lì, viva e partecipante al colloquio. E chiuse gli occhi per sfuggirla. Tutto egli poteva fare; fuorchè umiliarsi o diminuirsi davanti ad Annarosa. Le stesse parole più severe del padre gli cadevano ai piedi come foglie morte, al pensiero di una sola delle parole che Annarosa poteva dirgli. Tutto, tutto, fuorchè umiliarsi o diminuirsi davanti a lei.

— Io non rompo niente, babbo! Nè io nè alcuno di noi ha diritto di offendere Annarosa, e tanto meno d’imporle niente.

È lei che deve decidere, se crede. È abbastanza intelligente per aver capito an-