Pagina:Deledda - L'incendio nell'oliveto,1821.djvu/194


— 186 —

zione sentiva gli occhi del padre, vigili e un po’ luccicanti come quelli del cane, scrutargli l’anima.

— Juanniccu? — disse lentamente, interrogandosi. — Era ubriaco, al suo solito, e sragionava.

— Sei certo, che sragionava? Bada, Stefene, io non voglio rientrare in casa senza il lume acceso.

— Babbo! Che parole son queste?

— Ascoltami, Stefene. Sono vecchio, ma uomo sono anch’io. E conosco la vita. E semplice non sono stato. Peccato ho, anch’io, ma ho rispettato sempre la casa mia come una chiesa. Se non cominciamo noi, a rispettarla, la casa nostra, chi la rispetta? La mia casa me l’ho edificata io pietra per pietra, eccola lì, bianca come un altare, con le stelle per ceri: la vedi tu? Ho lavorato, Stefene; se uomo ha lavorato quello son io. E ho edificato la casa per tua madre, per te, per i tuoi figli, più che per me. E ho rispettato sempre, anche attraverso i miei peccati e i miei errori d’uomo, la mia casa e la presenza di tua madre e tua nella mia casa. Quante occasioni ho avuto, di peccare là dentro, Stefene! E quante ne avrei ancora, vecchio come sono e oramai impotente ad andar lontano a peccare. Ep-