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E sapeva già come rispondergli.

Eppure la sua angoscia aumentava. Poco prima d’arrivare alla loro casa, zio Predu si fermò e battè il bastone per terra. Pareva non volesse aspettare oltre a parlare: poi riprese a camminare più forte e più rapido.

Stefano gli si era avvicinato e aspettava. Sì, sapeva come rispondere; tuttavia la sua chiave girò lenta nella serratura del portone, come s’egli avesse timore ad aprire, e nel richiudere, mentre il padre lo precedeva di qualche passo nel chiarore grigiastro che la facciata bianca della casa spandeva sul cortile, egli ricordò le notti quando studente tornava a casa tardi e faceva di tutto per rientrare furtivo senza incorrere nei rimproveri paterni. Anche adesso avrebbe voluto fare così. Ma il padre, invece di precederlo fino alla porta, s’era fermato in mezzo al cortile. La sua figura corta e nera pareva diventata più grave, più compatta, appesantita dal pensiero che l’occupava.

Era un peso, sì, di cui zio Predu voleva liberarsi subito, prima di entrare nella casa; e per un momento si guardò attorno cercando ove meglio scaricare quel peso.

Il cortile precedeva la casa bianca a