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Eppure.... Eppure, sorbendo anche lui la crema, sebbene non gli piacesse, ma perchè doveva sorbirla per far onore alla cena, Agostino pensava che gli ubriaconi e gli idioti a volte parlano inspirati da una volontà che non è la loro, ma la volontà stessa di Dio.
Allora?
Un brivido, che non gli scosse un muscolo, ma gli tremò dentro fino alla profondità dell’anima, gli fece sollevare gli occhi e guardare la matrigna. La matrigna era lì, di fronte a lui, pallida, chiusa e triste, come riparata dal vecchio tronco morto della nonna; no; qui non c’entrava la volontà di Dio, nè quella del diavolo: qui c’entrava solo il vino di zio Juanniccu. E d’un tratto Agostino sentì la sua collera riversarsi tutta su zio Juanniccu: era lui che bisognava bastonare.
— Adesso sto zitto; ma domani all’alba lo faccio scendere al podere e gli somministro tale dose di pugni e di schiaffi che dimenticherà persino di dire: ohi! E gli passerà la voglia di acconsentire un’altra volta a mettersi a tavola con noi.
Questo proposito non calmava la sua collera. Sentiva che qualche cosa d’irreparabile era accaduto. Guardò zio Juanniccu ed ebbe l’impressione di vedere un