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gliato d’improvviso accenna a mordere; la figura del ragazzo gli sfuggiva attorno, irridendolo, ed egli tornò a guardare attraverso la tavola, ed ebbe l’impressione di andare, andare anche lui per una strada dritta in fondo alla quale zio Predu gli accennava di far coraggio.
— E dunque? — gridò rivolto al vecchio, facendo anche lui un cenno con la testa e col bicchiere. — E dunque coraggio. E fate le cose giuste! E lasciate sposare Stefano con Nina, poichè si vogliono; e che Annarosa si prenda il suo zoppo.
Un piccolo clamore di risate, di esclamazioni, con un lieve urlo di Stefano, accolse queste parole. Poi la nonna disse:
— Bevuto hai, stasera, figlio mio: vattene a letto adesso.
Egli era di nuovo tranquillo, placido. Di laggiù zio Predu non accennava più col bicchiere: non aveva mutato viso, zio Predu; solo diceva ad Annarosa:
— Bene, bene; se tu acconsenti, Stefano sposa tua matrigna. Ma questo zoppo chi è?
Gavino gridò dal suo posto:
— Gioele!
E Nina tese la sua mano pulsante, di sotto la tavola, per battere il ragazzo; ma non osò neppure toccarlo.