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nere un po’ nascosta con lui, come facessero all’amore in segreto.
Ed ecco le pareva di essere ancora così e di tendere l’orecchio ai rumori dell’orto. Sì, qualcuno veniva; si sollevò un po’ rossa in viso, vergognosa di essere sorpresa a sognare in quel modo; ma quando Mikedda le si piegò davanti e strappando dei ciuffi d’erba le disse con tristezza:
— Ha risposto di sì la padrona. Sono anch’io a posto, adesso, — ella si mise a ridere, divertendosi al dolore della ragazza.
— Ma se non lo vuoi, chi ti costringe a prenderlo? Puoi rispondere di no!
Mikedda la guardava coi suoi occhi di bestia ferita.
— Lei ride adesso! Ma anche lei non rideva quando ha detto di sì.
Al ricordo Annarosa si oscurò in viso!
aggrottò le sopracciglia e fece un gesto di sdegno per far intendere alla serva che nulla di comune esisteva fra loro; poi rimise il libro sulle ginocchia e cominciò a sfogliarlo guardandolo da vicino come cercasse una pagina che non trovava.
— Anche tu riderai un giorno, — disse con tristezza. — Tanto è inutile piangere. Ricordati come piangevo, io, quei primi