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Il chiarore tremulo della fiamma parve accarezzarle la persona dalle forme piene ben rilevate da un semplice vestito nero quasi monacale, e il viso pallido ove la bocca carnosa un po’ socchiusa sui denti intatti aveva qualcosa di caldo, di scintillante, che attirava più che la luce velata dei grandi occhi scuri.

La vecchia si volse subito a lei.

— Caterina, Nina mia, Paschedda Mura è malata grave. Bisogna andare subito a trovarla e domandare se occorre qualche cosa.

La nuora intese subito; anche nei suoi occhi brillò una rapida luce di gioia; gioia per la speranza del possibile matrimonio, ma anche per il pensiero di uscire, di veder cose nuove: perchè di solito ella non andava mai fuori di casa.

— Ci andrai tu, Nina mia: metti dunque lo scialle e avverti Annarosa.

— Annarosa non viene?

— No, non è conveniente. Le dirai, però che venga giù, che non stia alla finestra. Non è conveniente che stia alla finestra. Va, Nina mia, va.

La donna andò su, senza perder tempo a domandare particolari al cognato. E questo rimaneva lì, intimidito, frenando tuttavia un sorriso di compatimento, men-