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Egli aveva poco da raccontare. Era stato dai Mura a passare qualche ora accanto al loro focolare come faceva ogni giorno di qua e di là in casa di tutti i parenti.
Il vecchio Mura era fuori in campagna, il figlio Stefano, che faceva l’avvocato in tribunale.
— D’un tratto zia Paschedda rientra dal cortile, pallida pallida, battendo i denti.
La serva la fece andare a letto; lei non voleva, perchè ha paura che, assente lei, qualcuno le porti via la roba di casa.
Mi pregò di andare a chiamare Stefano, che era in tribunale sebbene non avesse cause da discutere. Ma egli va in Tribunale e in Pretura per passare il tempo.
E quando è in casa non bada a niente; legge sempre e poi guarda in su. Annarosa....
S’interruppe e s’irrigidì, quasi spaventato, perchè da una camera attigua s’avanzava la cognata.
Alta e forte, con la testa di una bellezza energica, incoronata da un diadema di grosse trecce nere, ella era tale davvero da far intimidire con la sua sola presenza; eppure anche lei si avanzò lieve, silenziosa, fermandosi timida accanto alla vecchia e guardando il cognato senza osare d’interrogarlo.