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dini, al mormorio confuso e dolce della sera primaverile.
E si domandava come il suo triste segreto era in possesso della suocera. Nulla aveva da rimproverarsi, nulla da nascondere: fra lei e Stefano non era mai stata scambiata neppure una parola colpevole. E quello che cera dentro di lei era una cosa che riguardava lei sola, una cosa tutta sua, come il suo cuore, come il suo sangue. Tuttavia non osò protestare.
La suocera continuava:
— Ogni cosa a suo tempo, Nina mia. Ti voglio raccontare anch’io una storia, come Predu e come Stefano. C’era una donna, che io ho conosciuto, ma della quale è inutile fare il nome, una donna che si tingeva i capelli. No, aspetta, ti dirò da principio: Questa donna, dunque, cominciava a invecchiare e non voleva; eppure aveva dei figli grandi. Andò da una fattucchiera, per farsi dare una medicina per non invecchiare. E la fattucchiera, furba come tutte le sue pari, le diede una tintura per i capelli. I capelli della donna tornarono neri; e quando i capelli le tornarono neri, lei dunque si credette ancora giovine e rifece tutte le pazzie della gioventù; ma la gente rideva e mormorava di lei. E l’uomo che lei amò