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nell’orto si sentiva la voce un po’ eccitata di Annarosa.

— Nina, — chiamò la nonna, — vieni qui. Lasciali un po’ in libertà, tanto possiamo essere sicure di loro. Stefano è serio e Annarosa ancora più di lui. Siedi qui, Nina.

La donna sedette, senza rispondere. Col viso proteso, il collo allungato, aveva l’espressione dolente e rigida della vera vedova. Solo le sue lunghe ciglia si sbattevano rapide sotto le palpebre ferme.

La vecchia frugava nella cenere con la canna; ne scavò una piccola brace rosea, la premette come volesse schiacciarla, poi tornò a seppellirla.

— Bisogna lasciarli un po’ in libertà, — ripetè. — Li teniamo sempre qui stretti fra noi, guardati a vista come due nemici che si vogliono sbranare. Secondo me, non è uso buono, questo: arriva che due si sposano senza conoscersi e di lì cominciano le questioni. Stefano dice che in Continente si usa lasciar liberi i fidanzati, i quali vanno soli anche a spasso. Questo non lo approvo, perchè non bisogna fidarsi troppo della natura dell’uomo, ma un po’ di libertà ci vuole.

— È già molto se vanno soli nell’orto, — rispose la nuora; — non per loro, ma

Deledda, L’incendio nell’oliveto. 9