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stito nuovo ce l’hai, e anche le scarpe.

Te le abbiamo fatte apposta e tu non le metti. Mettile, domani, tieniti pulito. Anche Agostino mi ha raccomandato di dirtelo. Non fare arrabbiare Agostino. Lo sai che è buono, ma guai se perde la pazienza; allora è come la giusta ira di Dio: non perdona più. Ma dove dunque sei stato, oggi?

— Ebbene, da loro.

— Da chi?

— Da loro. Dai Mura. Sono, andato a trovare zio Predu, questa mattina, ed egli mi ha fatto stare a mangiare con loro: anche nel pomeriggio ha voluto che restassi con lui a fargli compagnia.

La madre aprì gli occhi, sbalordita, poi li chiuse forte. Avrebbe pianto: se avesse potuto: ma non piangeva mai. Ricordò quello che la nuora diceva sempre di Stefano:

— Stefano è buono.

— Stefano non ha detto nulla, che tu eri là. Ma ecco perchè non ha chiesto di te.

— C’è poco da chiedere di me, — egli disse, e chinò il viso sul petto, sognando.

Aveva bevuto molto con zio Predu, e gli pareva di essere ancora là, nella grande cucina che aveva l’aspetto e l’odore di