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cando di metterlo in paura per convincerlo ad essere clemente coi contadini.
Rigido sulla sua sedia, col pugno chiuso, Agostino non si lasciava convincere: difendeva i suoi diritti e poco gl’importava che i contadini fossero poveri ed esasperati da una condanna cercassero di vendicarsi.
La giustizia e la coscienza non badano a queste cose.
La nonna approvava con la testa.
E poiché la discussione continuava e fu chiamato anche zio Taneddu per sentire il suo parere, Annarosa si alzò e s’avvicinò alla finestra. Ed ecco la visione della mattina rinnovarsi. Gioele passava dall’altro lato della strada già illuminata dalla luna, rasentando il muro. Andava verso casa. La sua figura slanciata, i capelli lunghi, il vestito chiaro e il cappello verdastro, lo stesso suo passo cadenzato, gli davano un’apparenza singolare quasi fantastica.
Durante la giornata Annarosa, per quanto si fosse affacciata alle finestre, non l’aveva più riveduto: e nessuno doveva sapere del suo ritorno perchè neppure Mikedda, neppure Gavino, nessuno ne aveva parlato. Ed ecco che egli appariva nel crepuscolo lunare come un’ombra colorata. Pareva