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comune, e le obbedivano cecamente, uniti e nutriti tutti da un senso religioso della famiglia; e sopportavano, se non amavano, lo zio, perchè convinti che ogni casa deve avere la sua croce.
Del resto egli non dava molestia: passava le giornate fuori, girando di qua e di là per le case dei parenti, e rientrava solo alla notte contentandosi di mangiare in cucina quello che gli lasciavano; poi andava a letto al buio in una stanza sotto il tetto.
Di giorno non lo si vedeva mai. La vecchia madre credette quindi di continuare a sognare nel vederlo in quel momento entrare dalla porta del cortile guardandosi attorno timido e diffidente, e dirigersi rapido a lei. Al solito aveva le mani in tasca e il collo della giacca tirato su per il freddo; ma il viso esprimeva un’insolita animazione.
Attraversò la stanza camminando senza far rumore, come avesse le scarpe rotte; si fermò pesante e tremulo e volse le spalle al camino.
— Oh, — disse in fretta, sottovoce, — sono stato dal parente nostro ricco. La moglie, zia Paschedda Mura, se ne va. All’altro mondo se ne va, — aggiunse più forte, facendo dei cenni alla madre che