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e lo buttò via; e mise la mano sulla spalla di Gavino come per farsi condurre da lui.
E andarono diritti dalla nonna, sulla quale egli si chinò, col cappello in mano, salutandola quasi cerimoniosamente. Poi si sollevò e prese la mano che Annarosa, sopraggiunta rapida e silenziosa, gli porgeva.
Per qualche attimo nessuno parlò. Erano tutti turbati, anche la matrigna, anche la serva, che accostava tutte le sedie della stanza al camino.
— Siedi, — disse finalmente la nonna, tendendo la mano tremante.
Stefano si tolse il soprabito, e apparve in un corretto abito nero, con la cravatta nera, serio e grave come un vedovo.
— E Agostino? — domandò.
— Verrà fra poco. Siedi.
Egli sedette, gettandosi un po’ indietro sulla sedia e accavallando le gambe pesanti. E Annarosa notò subito ch’egli aveva i piedi grossi e le mani bianche, ma grandi sui polsi forti. Rassomigliava al padre, nelle membra che, sotto le vesti borghesi accurate ed anche eleganti, tradivano la razza paesana: il viso però era melanconico, con due pieghe intorno alla bocca sensuale e gli occhi dolci, sognanti.
— Agostino sarà qui fra poco, — ripe-