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vecchia padrona, tirandole un ricciolino bianco sulla tempia e annodandole poi bene sotto il mento le cocche del fazzoletto nuovo.

In ultimo le accomodò i piedi sulla pietra del focolare, stendendovi su la veste.

— In coscienza mia, adesso il fidanzato, quando viene, s’innamora di lei, tanto è bella. Non le manca che una rosa in mano.

La vecchia padrona lasciava dire e fare; tutto era permesso, quel giorno, anche di scherzare con lei.

Solo la inquietava un poco la continua assenza di Annarosa, sempre in giro per l’orto o nelle camere di sopra. La voleva seduta accanto a lei in attesa, come sedeva la nuora.

— Nina mia, — disse cominciando a impazientirsi, — cerca Annarosa, che si faccia trovare almeno qui nella stanza. E manda a chiamare tuo figlio dalla strada: e tu, tira un po’ giù quel fazzoletto sulla fronte.

Pazientemente la donna obbedì; mandò Mikedda in cerca di Gavino, chiamò Annarosa, si tirò il fazzoletto sulla fronte, e tornò, così mascherata d’ombra, a sedere accanto al camino.