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s’ella era ancora alla finestra; ma Gioele non ripassò più.

— È finito tutto. Meglio così. Però, perchè scrivere che mi avrebbe atteso alla porta? Ed io che lo aspettavo davvero! Egli è tornato per farmi dispetto, per dimostrarmi che mi disprezza. Meglio così. Ma perchè neppure mi saluta più? Che cosa gli ho fatto?

Per calmarsi corse nell’orto; voleva anche lei andarsene indifferente sotto la pioggia, farsi bagnare come una foglia. Tutto era finito, del passato, tutto ricominciava, come dopo l’inverno ricomincia la primavera.

— Anch’io non lo guarderò mai più; che m’importa di lui? Avrò dei vestiti di seta e gioielli e pelliccie; sarò bella ed egli avrà rabbia a guardarmi, un giorno.

Scese fino alla punta dell’orto e s’affacciò sul muro. Finiva di piovere: le ultime goccie le cadevano sui capelli, le scivolavano sul collo e le davano un brivido come le penetrassero nella carne.

Poi il cielo cominciò a spaccarsi come una vôlta in mosaico che qualcuno pestava; e i frammenti cadevano, di qua e di là dietro i monti fumanti, finché apparve l’azzurro con ancora qualche trama di nuvola; brandelli dell’inverno che una