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— Ricordo bene, Predu Mura!

Zio Predu bevette e fece atto di sollevarsi per rimettere il bicchiere che Annarosa fu pronta a togliergli di mano. Egli parve gradire quest’attenzione; tornò a guardarla e rivolse il discorso a lei.

— Eppure il cavallo, comprendi, ragazza, apparteneva proprio allo straniero. Questo si è saputo dopo. Tu dirai: che uomo svelto, il ladro! E io ti rispondo: tutti i ladri sono svelti. Che cosa t’immagini, ragazza? Sono uomini di talento i ladri: e faticano, per il loro scopo. Ebbene, e poi c’è un’altra cosa: che scontano sempre: dacchè mondo è mondo il male si è sempre scontato, o in un modo o nell’altro. In quella festa, dunque, molti deridevano lo straniero e quasi quasi invidiavano il ladro. Ebbene, ti dico, ragazza, io amo piuttosto essere derubato e malmenato, che rubare e malfare io. Anche per la coscienza, oh, intendiamoci, non per il solo timore del castigo. Poi ti dico una cosa; che il ben fare vien sempre compensato. È un pregiudizio il credere che i malfattori e gli uomini di cattiva coscienza siano fortunati e i buoni no. Non è vero! Lo affermo! Avrei mille esempi da contare.

E infatti raccontò parecchi di questi

Deledda, L’incendio nell’oliveto. 7