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anch’io come questi luoghi devastati, queste acque irregolari e violente che hanno finora portato dolore e rovina senza averne colpa, per fatalità della natura. Ho bisogno anch’io di argini, che regolino il corso della mia vita e la rendano benefica e feconda.

Questa casa del vecchio contadino, Paolo Maffei detto il Palo, che ha vissuto sempre in lotta con gli elementi, che considera suoi nemici personali l’acqua, il gelo, il vento, la tempesta e la siccità, ed anche il terremoto; ma non ha mai abbandonato il suo posto, anzi ci si è fortificato dentro, e non cede un millimetro di terra neppure alla furia della corrente, questa casa è quasi simbolica.

E che pace, in questi primi giorni di tregua, di promesse di una stagione migliore! Mi sembra di essere anch’io come i semi sotto terra: c’è buio, c’è odore di sepolcro entro di me; eppure non è la morte; e forse il germoglio della vita vincerà ancora.

Il vecchio Paolo ha settantadue anni, ma è ancora dritto e forte, direi anche virile, capelli grigi intatti, i denti sani, il viso rugoso colorito come i suoi pomidori invernali; gli occhi neri vivi e furbi, sono quelli di un uomo che ha conosciuto il bene e il male. La moglie ha venti anni meno di lui, ma sembra più vecchia, a giudicare dal poco del viso che si vede nella nicchia