Pagina:Deledda - L'argine, Milano, Treves, 1934.djvu/45


— 35 —

gnosa, quasi presa da un senso di curiosità per le cose che da lungo tempo non rivedeva. Così come quando un autore rilegge un suo libro giovanile e vi rivede passioni dimenticate. Ma per Noemi era anche un senso allucinato, di ricordi balenanti, che s’incrociavano, brillavano, svanivano: luci nella notte, intorno ad uno che si è smarrito e non ritrova la strada pur sapendo che è vicino a casa sua.

Fu dapprima frugato nella sua camera: niente carte, niente libri, tranne quello della messa con la copertina di pelle tigrata, che si scaldava come un animaletto al contatto delle mani: niente carte, niente libri nelle altre sale, tranne gli spartiti musicali sulla mensola del pianoforte: solo nello studio del marito morto risero i libri, tanti, rilegati in pergamena, dagli scaffali, dalle librerie; ma era un sogghigno d’irrisione, macabro, come quello dei teschi di giovani, che mostrano la dentatura intatta: e dai cassetti saltarono fuori fascicoli di carte e pacchi di lettere ben disposte entro buste solide ma già qua e là morsicate dal tempo.

L’agente se li trovava in mano quasi contro sua volontà; poiché erano quelli che saltavano fuori per protestare la loro innocenza; e il Commissario, quando l’altro glieli porgeva, si piegava un attimo, quasi a fiutarne l’odore, a sentirne le parole di difesa: l’agente li rimetteva a