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tasma del marito potesse sentire le parole insensate del vivo. Ma lui proseguiva, più veemente, alzando la voce:

– È lui, sì, che si interpone fra noi. Una prima volta si interpose, mentre tu sapevi ch’era già un cadavere, e mi hai cacciato via. E la nostra vita sarebbe stata diversa, oh, ben diversa, quella appunto che tu chiami la vita secondo le leggi e i regolamenti umani, poiché io ti amavo, con amore sano e dritto, e non ti domandavo che di aspettarmi. E anche tu mi amavi, e ancora mi ami, con tutto il tuo sangue e il tuo diritto di vivere. Ma tu mi hai cacciato, e ancora mi scacci, come un lebbroso; hai paura, e non è la legge, non è la religione, che ti impedisce di soccorrermi: è la superstizione, è il terrore di lui.

Ella s’era fatta verde e rigida in viso, come un vecchio bronzo: accennò anche ad andarsene, dura di sdegno e quasi di spavento; ma egli le balzò dietro, la fermò per le braccia, la costrinse a volgersi, si piegò, parve rifugiarsele in grembo, floscio, davanti a lei, come un sacco vuotato di tutte le sue cose immonde. Singhiozzava:

– Perdonami. Ma se tu, come in un primo momento di abbandono, te lo ricordi, vero, almeno questo? avessi continuato a dirmi una parola di conforto, le cose mie non sarebbero precipitate a questo punto. E io non ti domandavo